Sessuologo e procreazione medicalmente assistita (PMA)

La Psicologia risponde ai diversi bisogni delle persone che si trovano a doversi confrontare con periodi "critici" dell'esistenza. La condizione di infertilità di una coppia conduce i suoi membri a vivere esperienze psicologiche, relazionali e sociali fra le più complesse, spesso legate ad un vissuto di disagio emotivo la cui intensità varia a seconda delle persone coinvolte. La presenza di un Sessuologo Clinico che sia anche psicoterapeuta della coppia, che possa seguire il loro percorso nel tentativo di soddisfare il bisogno di diventare genitori, costituisce un'opportunità tale da poter considerare un Servizio di Psicologia e Sessuologia come parte integrante delle attività della Medicina della Riproduzione. Il Sessuologo svolge la sua attività in stretta e continua collaborazione con i medici delle diverse specializzazioni, attuando interventi Preventivi e di Sostegno emotivo alle coppie candidate ad un Ciclo di Trattamento.  Il testo di legge della Commissione Affari Sociali della Camera (27 Gennaio 1997) ha sottolineato l'utilità della presenza di uno Psicologo presso i Centri di PMA Pubblici o Privati, se legalmente autorizzati dalle Regioni (accreditamento). Anche la legge del 19 febbraio 2004, n. 40 sulle "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita", all'articolo 7 prevedeva già allora, la definizione da parte del Ministro della Salute di "linee guida contenenti l'indicazione delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita", linee guida "vincolanti per tutte le strutture autorizzate". Un aspetto imprescindibile è l'attenzione rivolta agli aspetti psicologici e relazionali della coppia infertile. "Per assicurare adeguato sostegno psicologico alla coppia ciascun centro offre la possibilità di una consulenza da parte di uno psicologo con adeguata formazione nel settore." Il Dr Andrea Ronconi Sessuologo Clinico e psicoterapeuta della coppia offre un sostegno emotivo e relazionale altamente specializzato (lavorando in questo campo dal 1998) alle coppie con difficoltà procreative prima, durante e dopo un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (FIVET, ICSI, ecc.).

 

Momenti nei quali lo psicologo sessuologo specializzato in psicoterapia può essere d'aiuto ad entrambi i partner candidati a PMA:

 

- La coppia si rivolge al Centro, fa gli esami di laboratorio (esami del sangue, esame del liquido seminale maschile, ecc.) le visite mediche (ginecologica, andrologica, ecc.), comunicazione della diagnosi di infertilità di coppia;

- La coppia inizia l'iter di PMA, stimolazione ovarica indotta dai farmaci somministrati dai medici, monitoraggio ecografico, ecc.;

- Prelievo degli ovociti;

- Trasferimento degli embrioni nell'utero;

- Attesa dell'esito del Trattamento;

- Comunicazione dell'esito della PMA.

 

Al momento della comunicazione della diagnosi di infertilità si può verificare una sequenza emotiva caratterizzata all'inizio da sorpresa, poi da negazione, rabbia, isolamento, vergogna e colpa, quindi può presentarsi la rassegnazione. Naturalmente questi passaggi non sono percepiti con la stessa intensità emotiva da tutte le persone coinvolte in questa condizione. Posso esserci donne e/o uomini che sono maggiormente sensibili a uno o all'altro aspetto correlato alle conseguenze di sentirsi dire di essere ipofertili o infertili. Altre volte l'uomo può sentirsi messo un pò da parte poiché solitamente i primi esami sono ginecologici e le "attenzioni diagnostiche" e di cura sono perlopiù rivolte al genere femminile. Altre volte il tentativo di ripristinare la funzione procreativa ad oltranza, con qualsiasi mezzo disponibile, prende il sopravvento al sentimento di rassegnazione. La maggior parte delle coppie che ricevono una diagnosi di infertilità o ipofertilità sembra reagire rinforzando il legame affettivo che li unisce, attivandoli nella prospettiva di superare, insieme, il disagio indotto dalla presa di coscienza della loro difficoltà procreativa. In un limitato numero di coppie, il cui legame affettivo sembra essere caratterizzato da una certa instabilità, la comunicazione della diagnosi di infertilità o ipofertilità, potrebbe aumentare l'espressione di conflitti relazionali prima "ignorati" o in qualche modo contenuti. Nei casi in cui la condizione d'infertilità portasse con sé la "minaccia" di uno squilibrio nella relazione di coppia, allora potrebbe essere opportuno che entrambi i partner, se motivati, si rivolgano a uno Psicoterapeuta specializzato nel trattare questi problemi.

Dal punto di vista della donna: viviamo in una società in cui il valore di un individuo viene misurato anche sulla sua capacità di produrre.

Per le donne, manifestare difficoltà procreative, significa sentirsi deprezzate ed escluse dal mondo fertile. I sentimenti associati alla condizione di sterilità certe volte fanno sì che la donna finisca con l'isolarsi dai rapporti sociali. Quando sempre più amiche mettono al mondo un figlio, la donna sterile trova conferma della propria convinzione. Molte delle donne sterili detestano che si facciano domande sui progetti per mettere su famiglia.

Alcune mentono, affermando di aver scelto di non aver avuto figli. Altre si giustificano dicendo di non essere ancora pronte, per ragioni economiche o di lavoro. Le donne considerano come una specie di offesa vedere che altre donne riescono ad avere figli con grande facilità e spesso senza nemmeno "meritarli". I commenti fatti dagli estranei, di solito per distrazione, possono essere molto dolorosi, perché minimizzano la gravità della situazione. A volte questo dolore si può trasformare in rabbia. Certe donne non sanno che le emozioni "fastidiose" come la rabbia, invidia, l'imbarazzo, la vergogna, i sensi di colpa, ecc., sono una componente assolutamente normale della loro condizione di sterilità, tanto quanto i problemi fisiologici.

Le donne non devono soltanto affrontare gli estranei ma anche i loro stessi sentimenti: quando una donna presenta difficoltà nel mettere al mondo dei figli, la sua autostima ne potrebbe risentire.

 Il senso di colpa e un sentimento molto comune. Spesso familiari e amici rafforzano il senso di colpa dando una serie di consigli, (peraltro non richiesti!), che alludono al fatto che la causa della sterilità sia dovuta ad un particolare comportamento della donna: "lavori troppo…", "forse dovresti dimagrire un pò…", "forse dovresti ingrassare un pò…", ecc. Alcune donne possono arrivare a seguire tutti questi consigli nella speranza di riuscire a concepire. Altre possono soffrire in silenzio per convincersi poi che la sterilità sia una punizione per chissà quali peccati commessi in passato.

"se soltanto NON avessi aspettato tanto prima di provarci"…..;"se soltanto NON fossi così grassa…";"se soltanto NON fossi così magra….".

Quando nella diagnosi Medica si evidenzia il fattore maschile della sterilità, le donne scoprono che da spiegare agli estranei e più umiliante per il compagno. Alcune donne proteggono i mariti definendo la sterilità come "…un nostro problema". In altri casi, le donne se ne assumono addirittura la completa responsabilità è più difficile. 

Dal punto di vista delle amiche: le amiche incinte di una donna sterile spesso cercano di evitare il più a lungo possibile di annunciare le loro gravidanze.

Anch'esse possono provare un senso di colpa perché sono consapevoli dei sentimenti dell'amica sterile, eppure non sanno in che altro modo poterla aiutare. Quindi può innescarsi un processo a due direzioni: le donne fertili e le donne con difficoltà procreative tendono ad evitarsi a vicenda per sfuggire da eventuali sentimenti dolorosi.

 Chi ha avuto difficoltà procreative, poi risolte con successo, può essere convinta di rappresentare una speranza per le amiche che sono ancora sterili, tuttavia si può rompere la solidarietà di un tempo: la donna rimasta incinta può essere esclusa dal gruppo a cui prima aveva fatto parte.

Dal punto di vista dell'uomo: malgrado le reazioni di un uomo siano solitamente più "silenziose", possono essere molto simili a quelle della donna.

Nel momento della comunicazione della diagnosi di sterilità da parte del Medico, la prima sensazione può essere di shock ed incredulità. Ci possono essere uomini che si sentono come insultati quando il Medico prospetta l'ipotesi che il problema sia di natura maschile. Essi possono convincersi che il dottore possa aver confuso i loro risultati con quelli di un altro; ma quando la fondatezza della comunicazione diventa evidente, nell'uomo può esplodere il rifiuto della diagnosi. Per alcuni uomini questo può significare perdere per la prima volta il controllo sulla propria esistenza e la capacità di poter scegliere, in prima persona, il proprio destino. Generalmente gli uomini tendono a non pensarci e non si concedono di riconoscere e vivere le emozioni relative al problema. Certi uomini possono concentrarsi sul lavoro: l'improduttività in un campo viene compensata dalla super-produttività in un altro. L'attività lavorativa, se portata avanti senza un eccessivo coinvolgimento, potrebbe consentire di "dimenticare" i sentimenti negativi su se stessi, ma offrendo gratificazioni parziali e limitate ad un solo aspetto dell'esistenza. Al principio il partner non sembra comprendere a pieno i sentimenti della partner, per esempio, in occasione della festa della mamma o quando apprendono della gravidanza di un'amica. Gradualmente la condizione di sterilità potrebbe portare il partner a reagire con la stessa intensità emotiva della sua compagna; anch'essi vengono toccati dalle gravidanze e dalle nascite che si verificano nella cerchia dei conoscenti e potrebbero cambiare strada per non incontrare gli amici che hanno già dei figli.

Difficoltà sessuali nell'uomo: per gli uomini il sesso può essere confuso con la riproduzione. A seguito di una diagnosi di infertilità, potrebbe verificarsi un periodo di difficoltà erettive del pene. Questo fenomeno può manifestarsi in concomitanza con la metà del ciclo mestruale della propria compagna e per l'urgenza di avere rapporti sessuali ad ogni costo in dati giorni del mese. La programmazione dei rapporti sessuali, così come l'urgenza, non giovano affatto al piacere legato a fare all'amore.

 

IN ATTESA DELLA COMUNICAZIONE DEGLI ESITI DI UN CICLO DI PMA

Dopo il monitoraggio ormonale, il prelievo degli ovociti, il trasferimento dei gameti o degli embrioni in utero, durante i 12-14 giorni successivi al trasferimento degli embrioni (se FIVET), per entrambi i membri della coppia, non c'è praticamente nulla da fare per migliorare la probabilità di gravidanza, oltre ad attenersi strettamente alle prescrizioni dei medici.  Questo non significa assolutamente che non si possa fare nulla sul piano emotivo e relazionale per vivere al meglio questa attesa spesso caratterizzata da ansie e paure per gli esiti dei trattamenti. Nei giorni immediatamente successivi l'intervento di fecondazione medica assistita, può presentarsi la difficoltà psicologica relativa al profondo vissuto d'impotenza percepibile da entrambi i partner. Tale sentimento d'impotenza dovrebbe diminuire la sua intensità e, dopo alcuni giorni, lasciare il posto a una consapevole accettazione dell'impossibilità di fare qualcosa per migliorare gli esiti del Trattamento di PMA. Questo è il periodo in cui le donne interrogano il proprio corpo, alla ricerca di segnali precoci di successo o di fallimento, una lettura che è molto difficile e che è causa di numerose telefonate al medico o di richieste di visite specialistiche. La paura maggiore consiste in quella di perdere gli embrioni o comunque in quella di poter affrontare, dopo tanti sacrifici, l'esperienza di una nuova delusione che porterebbe a un abbassamento dell'umore e in situazioni già segnate da queste esperienze, anche a reazioni depressive. Queste due settimane dovrebbero essere vissute come un periodo di "vita sospesa", nella consapevolezza che in questo lasso di tempo non esistono terapie utili, comportamenti convenienti o messaggi cifrati del corpo per cui attivarsi. I rimedi all'ansia e ai timori, caratteristici di questo periodo di attesa, possono essere diversi a seconda della loro intensità. Ancora una volta, il disagio psicologico può essere contenuto, dalla coppia, attraverso il ricorso al reciproco sostegno. Anche l'impegno in attività che possano, in qualche modo, distogliere il proprio pensiero dalle questioni inerenti all'esperienza da poco conclusa, può facilitare il controllo esercitabile dalla coppia stessa, nei confronti dello stress e del disagio legato al Trattamento di PMA: andare al cinema, a teatro, fare una passeggiata (condizioni mediche permettendo), prima di coricarsi leggere qualche pagina di un libro, ecc.. Invece, nelle situazioni di coppia in cui, l'ansia e i timori abbiano un'intensità tale da rendere difficilmente sopportabile la tensione psicologica percepita o disturbare notevolmente il sonno, allora potrebbe essere opportuno rivolgersi a uno Psicologo per una Consulenza Specialistica o, eventualmente, a un Medico per la prescrizione controllata di psicofarmaci. Sicuramente entrambi i partner potrebbero impegnarsi ancora di più del solito per offrire l'uno all'altra, attenzioni, gesti amorevoli, coccole e piena presenza mentale ed emotiva.