Desiderio sessuale

DESIDERIO MASCHILE e FEMMINILE, "AMBIGUO"

(nota deontologica: capitolo di un libro scritto dal Dr. Andrea Ronconi nel 2006, quindi le definizioni erano valide in quel contesto storico, ora sono cambiate le classificazioni)

 

Il desiderio costituisce una delle dimensioni più complesse della sessualità umana.

 

Il desiderio sessuale o libido è un bisogno fisico e mentale che viene attivato da stimoli interni ed esterni e motiva l’attività sessuale per ottenere una gratificazione, un soddisfacimento.

 

Il desiderio può essere raccontato soggettivamente, da ciascun individuo, attraverso punti di vista diversi legati all’essere [1], percepirsi e sentirsi uomini oppure donne con la possibilità di farlo in maniera variegata e graduata a seconda dell’orientamento sessuale predominante.

 

Desiderio sessuale: definizioni nella storia della psicologia e della sessuologia

 

La psicoanalisi con Sigmund Freud[2] nel 1905, in Tre Saggi sulla teoria sessuale, introduce il concetto di libido che aumenterebbe con la deprivazione, in quanto il blocco della pulsione ne determinerebbe l’accumulo. Freud con il concetto di libido vuole fare un parallelismo fra la pulsione sessuale e l’alimentazione, la fame si sveglia quando c’è uno stato di deprivazione, in buona sostanza se passa un certo tempo dall’ultima volta che abbiamo consumato la fonte dello stimolo è endogena interna, intrapsichica.

 

Dobbiamo aspettare 50 anni di storia della psicologia con Beach per concettualizzare il desiderio sessuale in funzione di una stimolazione ambientale, esterna opportuna ed adeguata. F.A.Beach[3] nel 1956 infatti sostenne che il desiderio sessuale dipenderebbe per la sua eccitazione da stimolazioni ambientali e non da pulsioni invisibili ed interne alla persona. Dagli ultimi anni ‘60 e tutti gli anni ‘70 con Masters e Johnson[4] domina, nella comunità scientifica, una visione comportamentista del desiderio sessuale senza negare una motivazione interna.

 

Nel 1989 J. Bancroft[5] definisce il desiderio sessuale come uno stato soggettivo caratterizzato da una predisposizione a cercare stimoli che si esprime nella capacità di riconoscere come eccitanti elementi specifici presenti nella realtà, nell’esperienza passata o nella fantasia (persone, comportamenti, oggetti, situazioni). Quindi da una parte la limitata espressione del comportamento sessuale si giustificherebbe per una assenza di desiderio dall’altra si spiegherebbe per i limiti culturali imposti.

 

Il comportamento sessuale è la sua probabile conseguenza e non la condizione necessaria, talvolta può essere agito anche in sua assenza. Con Davide Dèttore[6], nel 1990, si incominciò a studiare il desiderio considerandolo come una risposta a uno stimolo o incentivo interno cognitivo innescato da processi associativi o propriocettivo derivante dall’autopercezione dei propri processi fisiologici, o esterno, proveniente dall’ambiente. Infine, nel 2004, Alessandra Graziottin[7] definisce, secondo un approccio multidimensionale, il desiderio come l’espressione di una funzione associativa neuropsichica complessa attivata da stimoli endogeni ed esogeni che induce il bisogno o il desiderio di comportarsi sessualmente.

 

Il desiderio costituisce il motore della sessualità, il propulsore del comportamento che porta al ciclo della risposta sessuale che consta di una dimensione biologica, psicologica e culturale. Esso può essere studiato, descritto e quindi spiegato attraverso approcci epistemologici e metodologici differenti anche se, sul piano della realtà, complementari e strettamente intercorrelati fra loro. Per chiarezza espositiva tratterò il desiderio prima da un punto di vista biologico[8] e poi da quello psicologico ed infine da quello sociale e culturale.

 

Aspetti biologici del desiderio sessuale

 

Sul piano strettamente biologico l’eccitamento sessuale genitale dipende anche dall’integrità anatomo-funzionale dei tessuti vulvo-vaginali o penieni che garantiscono una elevata recettività periferica. La stessa integrità è necessaria alle afferenze nervose che le connettono alle regioni corticali responsabili della mediazione delle emozioni e delle cognizioni (pensieri, fantasie, immagini erotiche).

Durante l’arco della vita di una donna gli steroidi sessuali controllano in maniera determinante le strutture coinvolte nel ciclo di risposta sessuale sia a livello centrale che periferico. Modulano l’attività dei centri di coordinamento e di controllo corticali determinando anche la soglia di percezione degli stimoli (aree ipotalamo-limbiche). Gli estrogeni agiscono a livello degli organi di senso sui recettori degli stimoli sessuali esterni e dei caratteri sessuali secondari, modulando l’intensità del desiderio e del benessere sessuale. Gli androgeni si dimostrano importanti sia per il trofismo genitale sia per la libido.

 

Fisiologia della risposta psicosessuale

 

Prima di iniziare ad argomentare gli aspetti psicologici e relazionali del desiderio credo opportuno fare una panoramica su un argomento di apertura ormai classico “la fisiologia della risposta sessuale” quando si parla di comportamento sessuale. Dal desiderio hanno inizio tutti i comportamenti sessuali, quindi il desiderio come dimensione in evoluzione, come  microprocesso contestualizzato all’interno di un processo più ampio che è la fisiologia, cioè il funzionamento della

risposta sessuale maschile e femminile. Secondo Masters e Johnson[9] (1966) la fisiologia della risposta sessuale sia maschile che femminile può essere descritta suddividendola in 4 fasi precise anche quando l’attività sessuale avviene attraverso forme diverse dal coito, come per esempio la masturbazione o il petting sia prestato che ricevuto[10], queste 4 fasi sono molto in sintesi:

1 Eccitamento: al sopraggiungere di un stimolo (esterno e/o interno) erotico e gradevole per il soggetto;

2 Plateau: intensificazione della tensione sessuale fino al raggiungimento di una sua stabilizzazione, fase statica di durata variabile;

3   Orgasmo: acme del piacere involontario con cui si scarica la tensione psico-corporea;

4 Risoluzione: progressiva risoluzione della tensione sessuale. Inizierò a parlare del desiderio maschile non perché l’uomo sia più importante della donna ma perché si presta a una descrizione un po’più semplice e lineare di quello femminile sia sul piano della fisiologia che su quello psicologico e relazionale.

 

Di seguito saranno accennati alcuni aspetti del desiderio sessuale declinati al femminile legati non solo alla sua fisiologia ma anche alla nostra cultura. Nella parte conclusiva di questa breve rassegna saranno argomentate quelle espressioni e forme del desiderio che possono essere considerate più variegate e sfumate, presentando un orientamento relazionale bisessuale o omosessuale[11].

 

Tornando alla fisiologia della risposta sessuale, la fase di eccitazione, nell’uomo, è caratterizzata da modificazioni tipiche - ma non automatiche e scontate - come l’erezione, che è accompagnata da fenomeni extragenitali come l’aumento delle frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. L’erezione del pene avviene grazie all’afflusso del sangue nei corpi cavernosi con l’allungamento di diametro dell’uretra, la contrazione dello scroto e l’elevazione parziale dei testicoli. Parallelamente a queste reazioni fisiologiche avvengono, sia nel maschio che nella femmina, anche quelle sensoriali e cognitive come le percezioni olfattive e uditive, visive e tattili[12].

 

I pensieri, le fantasie erotiche e le immagini contingenti hanno un ruolo determinante sulle risposte emotive che si traducono in comportamenti sessuali come la masturbazione, il petting e fare l’amore. Dopo la fase di eccitamento, se ci sono le condizioni ambientali e relazionali facilitanti, osserviamo una fase che, soprattutto, in alcuni uomini può essere critica, quella di plateau o di mantenimento. Questa fase può presentare delle difficoltà per la semplice ragione che dal punto di vista della persona, le sensazioni e le percezioni di contatto attraverso il pene[13] posso diminuire in intensità rispetto al trend della fase di eccitamento iniziale che l’ha immediatamente preceduta. Questo è uno dei motivi per cui alcuni uomini possono vivere con disagio in maniera disfunzionale questi attimi, secondi, o minuti (perché la durata del plateau varia da persona a persona). In altre parole, l’uomo, durante la fase di plateau, potrebbe sviluppare pensieri negativi sulla qualità della propria prestazione sessuale contingentemente (per esempio “chissà se riuscirò”, “sento di meno quindi l’erezione mi calerà” ecc..). Lo svilupparsi di questi pensieri automatici negativi durante la fase di mantenimento può contribuire effettivamente al verificarsi di difficoltà erettive che hanno la loro espressione più evidente nella detumescenza peniena, cioè la consistenza del pene tornerà, relativamente, a quella precedente l’erezione.

 

Con l’orgasmo la maggior parte degli uomini[14] sentono il massimo del piacere sessuale e si manifesta con l’eiaculazione. L’orgasmo è accompagnato da contrazioni e compressioni involontarie delle vie spermatiche e della muscolatura circostante che spingono lo sperma nell’uretra esterna determinando l’eiaculazione. La frequenza cardiaca e respiratoria e la pressione arteriosa raggiungono i loro massimi livelli. Con la fase di risoluzione il sangue defluisce dal pene che ritorna allo stato di riposo (detumescenza), il battito cardiaco, la frequenza respiratoria e la pressione arteriosa ritornano gradualmente ai livelli nomali. Si parla anche di periodo refrattario[15] perché i genitali maschili non rispondono se sollecitati, quindi non sono possibili altre erezioni/eiaculazioni.

La durata del periodo refrattario dipende dall’età e dallo stato generale di salute del maschio, comunque ci sono variazioni individuali. Dopo l’orgasmo l’uomo può percepire un senso generalizzato di benessere che coinvolge tutto il corpo non solo la regione del pene, le sensazioni piacevoli possono essere prolungante con carezze o altre stimolazioni.

Nella donna, invece, l’eccitamento si manifesta con la vasocongestione e la lubrificazione della vagina che trasuda. Contemporaneamente il collo ed il corpo dell’utero si elevano all’indietro, il clitoride si inturgidisce e si erige. Anche le grandi e piccole labbra si congestionano e si ispessiscono, i capezzoli si inturgidiscono e in alcune donne si possono notare rossore a chiazze (visibili soprattutto sul petto). Con la fase di plateau o di mantenimento la vasocongestione e la lubrificazione vaginale raggiungono il massimo livello, l’introito vaginale si inturgidisce mentre la parte più profonda si dilata per effetto dell’elevazione dell’utero, aumentano la frequenza cardiaca e il respiro, la pressione arteriosa. Le più comuni difficoltà sessuologiche a livello della fase di mantenimento nella donna possono risultare molto fastidiose e/o dolorose come la dispareunia, cioè la comparsa di dolore sessuale durante i rapporti, dovuta soprattutto da scarsa lubrificazione vaginale. L’orgasmo femminile si presenta più complesso di quello maschile e può essere meno evidente. I tessuti circumvaginali hanno la massima congestione quando la muscolatura perineale e dell’utero si contraggono ad intervalli iniziali di 0,8 sec. La parte interna della vagina tende ad espandersi ulteriormente. L’orgasmo femminile è una combinazione di esperienze soggettive e di mutamenti fisiologici nella vagina e nell’area pelvica. Le sensazioni soggettive solitamente riferite comprendono descrizioni come “raggiungere l’acme” ovvero provare l’accumularsi di una tensione e quindi liberarla, un senso di contrazione nell’area vaginale e/o un periodo di elevata eccitazione seguita da un improvviso sollievo e rilassamento. Le manifestazioni fisiologiche coinvolgono l’intero corpo e comprendono contrazioni ritmiche dell’utero, della vagina dello sfintere rettale (0,8 secondi ogni contrazione via via divenendo più irregolari). L’orgasmo può essere accompagnato da smorfie del viso, ipertonia muscolare generalizzata, spasmi carpopodali, contrazione dei muscoli addominali e dei glutei.

 

L’orgasmo è solo uno, mentre le modalità attraverso le quali lo si può raggiungere sono diverse. La più diffusa preferenza per il cosiddetto “orgasmo vaginale” è probabilmente dovuta a più a pregiudizi culturalmente indotti e non a una sua obiettiva maggiore piacevolezza.

Nell’orgasmo vaginale ottenuto dalla penetrazione la vagina si chiude avviluppandosi al pene, su qualcosa che fa resistenza mentre in quello raggiunto dalla stimolazione clitoridea le contrazioni avvengono nel vuoto. Questo crea diversità per le afferenze propriocettive. Per S. Hite[16] nel 1976 un 20-30% delle donne sente come più piacevole ed intenso l’orgasmo clitorideo pur trovando interessante quello vaginale. Nelle donne capaci di un orgasmo il 50% non lo raggiunge durante un incontro con il partner. Molte donne sono soddisfatte anche solo durante la fase di mantenimento o di plateau. Per la maggior parte degli uomini invece è necessario che l’orgasmo avvenga durante il coito per poterlo considerare soddisfacente. Può accadere che questa aspettativa sia proiettata nella donna mettendo in moto un circolo vizioso che provoca ansia da prestazione sia nella donna sia di conseguenza nell’uomo. Ciò si riflette in finti orgasmi, diminuita soddisfazione e scarsa risposta di piacere. La capacità di provare orgasmi è considerata da molte donne un segno di maturità e competenze sessuali. L’incapacità di provare orgasmo è considerata spesso come una prova di inadeguatezza. La donna che non prova regolarmente l’orgasmo si può sentire inadeguata, deprivata e talvolta depressa. Altre donne possono non considerare la propria anorgasmia come un’importante disfunzione e quindi accettano come appropriata la loro modesta risposta psicofisiologica. Tali donne possono ritenere sufficienti altre compensazioni del comportamento sessuale (abbracciare, baciare, accarezzare, procurare piacere al partner).

Nella fase di risoluzione il sangue defluisce dalle zone genitali, il clitoride si distende, l’utero ritorna nella posizione normale e regredisce la lubrificazione vaginale ma, a differenza dell’uomo, la donna non ha periodo refrattario e quindi può avere varie risposte orgasmiche in successione (orgasmo multiplo). Il clitoride riemerge e recupera, in circa 10 minuti, le proprie normali dimensioni.

 

Aspetti cognitivi, comportamentali e relazionali del desiderio

 

Sin qui, in maniera schematica, le varianti fisiologiche della risposta sessuale nell’uomo e nella donna. Si può ora procedere con la rappresentazione più realistica e complessa del fenomeno desiderio per vederlo da un punto di vista circolare e uscire da un epistemologia causale lineare che ha caratterizzato tutti gli anni ’70. In una visione che superi gli schemi e la segmentazione della realtà dell’osservazione scientifica, allo scopo di descriverla e misurarla al meglio, troviamo un uomo e una donna che dopo aver fatto l’amore percepiscono, elaborano cognitivamente, quindi valutano, l’esperienza del piacere appena conclusa. Tale esperienza sarà memorizzata e condizionerà fortemente il loro futuro, non solo rispetto alla sessualità tout court ma anche al loro viversi insieme o comunque affettivamente in relazione. Lo sviluppo del desiderio sessuale, il suo mantenimento nel tempo e il suo accrescimento di intensità è variabile in virtù di come entrambe le persone hanno vissuto le esperienze sessuali pregresse (cioè fatte in passato). In buona sostanza più le esperienze sessuali già vissute sono state valutate positivamente, quindi gratificanti, più facilmente la persona coinvolta sarà disponibile a mettere in atto gli stessi comportamenti in modo tale da ri-provare un piacere simile. Sul piano comportamentale il condizionamento delle esperienze positive del passato sul presente si traduce in un uomo che corteggia e in una donna che è meglio disposta ad accogliere nel proprio mondo, sia nel senso emotivo che sessuale (dentro di sé) il proprio partner. Al contrario, se le esperienze passate sono state valutate negativamente e quindi vissute come tali è più probabile sviluppare comportamenti disfunzionali, come l’inibizione del desiderio a diversi livelli: dal corteggiamento al tentativo di penetrare o accogliere l’amore dell’altro. Il desiderio sessuale attraverso il piacere dell’esperienza accompagna, potenzia ed erotizza le tre fasi della reazione sessuale da cui esso stesso scaturisce, eccitamento, mantenimento ed orgasmo. La dimensione del piacere non solo è centrale rispetto allo sviluppo e all’incremento del desiderio ma il suo ricordo può condizionare la dimensione relazionale tramite la comunicazione verbale e corporea dell’espressione amorosa. Il comportamento sessuale inizia all’interno della mente, nei pensieri e nelle emozioni delle persone attraverso le loro esperienze ma anche grazie agli ormoni che hanno un ruolo fondamentale. Nel ciclo della vita di ciascun individuo, coppia o famiglia ci sono continue fluttuazioni del desiderio sessuale correlate a fattori ambientali, come lo stress, i cambiamenti relazionali e ormonali. È il caso del testosterone che, con il suo ruolo diretto sia nell’uomo che nella donna, ha un picco plasmatico nell’adolescenza e poi va progressivamente calando fino quasi a scomparire con l’avanzare dell’età.

 

Per questo motivo che gli uomini che lamentano basso desiderio sessuale è bene che si rivolgano a un medico che potrà prescrivere esami di laboratorio per verificare il tasso di testosterone libero nel plasma ed escludere o accertare un causa organica. I fattori psicologici e relazionali sono sempre presenti anche nel caso di un disturbo ipoattivo del desiderio dovuto a scompenso ormonale accertato in laboratorio. Le proprie credenze in merito all’attività sessuale, su cosa è normale e su cosa invece non lo è anche rispetto all’età, o i timori di gravare su un contemporaneo disturbo organico (per es.: uno scompenso cardiologico) possono inibire il desiderio sia dell’uomo che della donna, innescando comportamenti di evitamento.

 

Disturbi del Desiderio Sessuale

 

Il normale funzionamento della risposta sessuale maschile e femminile può essere compromesso tanto da determinare veri e propri disturbi a carico del comportamento sessuale. Nel 1994 il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (APA, DSM-IV°[17]) dell’American Psychiatric Association vengono descritti, relativamente al Desiderio, due disturbi: da Desiderio Sessuale Ipoattivo e quello Avversivo. In generale la diagnosi di disfunzione sessuale viene fatta quando la sintomatologia non può essere interamente attribuita a cause organiche, malattie invalidanti, o altro disturbo mentale tipo una psicosi depressiva o una depressione maggiore. L’inibizione del desiderio sessuale può essere determinato anche dagli effetti iatrogeni e collaterali di alcuni farmaci, come per esempio di alcuni antidepressivi. In queste specifiche situazioni risulta deontologicamente opportuno valutare la farmacoterapia e la psicoterapia della depressione come prioritaria rispetto al ripristino del desiderio sessuale. Quando la causa è psicologica e/o relazionale, (aggiungi virgola) il Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo viene riconosciuto se sono presenti i seguenti segni e sintomi: fantasie sessuali e desiderio di attività sessuale persistentemente o ricorrentemente carenti o assenti. Mentre il Disturbo da Avversione Sessuale è per lo più caratterizzato da una persistente o ricorrente estrema avversione ed evitamento di tutti (o quasi) i contatti genitali con un partner sessuale. Il Disturbo da Avversione Sessuale può essere considerato, molto semplicemente, alla stregua di una fobia specifica e come tale può essere trattata clinicamente. Per quanto concerne il Disturbo Sessuale Ipoattivo possiamo fare alcune considerazioni in più. Abbiamo già accennato quanto il fattore età sia importante nell’interferire con l’intensità del desiderio sessuale percepito da una persona in un momento particolare della sua vita di relazione. Oltre ai fattori ormonali spesso predisponenti ci sono fattori psicologici e relazionali che durante il ciclo di vita di un individuo e di una coppia possono determinare un abbassamento sostanziale del desiderio. L’inibizione del desiderio sessuale può essere determinata da una moltitudine di condizioni e situazioni sia individuali che relazionali. Secondo j. Bancroft[18] (2002) il Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo può essere dovuto a due processi antagonisti che coinvolgono allo stesso tempo processi fisiologici, processi cognitivi, comportamentali. Il primo aspetto, fondamentale nella promozione del benessere sessuale, è quello di avere la capacità di riconoscere il proprio desiderio sessuale sia che si mantenga, diminuisca o cresca nel tempo. La percezione e quindi il riconoscimento del proprio stato di eccitamento sessuale insieme al desiderio di fare l’amore può essere facilitato dalla conoscenza di quali situazioni specifiche possono innescarli o inibirli. Premesso che è necessario rispettare una vasta gamma di differenze individuali nella risposta sessuale e come (sostituisci con: che) non sia possibile fare delle generalizzazioni, nell’esperienza clinica possiamo constatare delle situazioni relazionali e condizioni ambientali che faciliterebbero la fruizione del piacere sessuale che consegue al riconoscimento del desideri

 

Situazioni che stimolano o che inibiscono il desiderio sessuale

 

Fra la varietà delle situazioni che possono stimolare il desiderio sessuale ricordo: accarezzare una donna o un uomo; essere accarezzati da una donna o da un uomo; guardare scene erotiche; immaginare di avere contatti sessuali con una donna o con un uomo, ecc.. Alcune delle più comuni modalità di riconoscimento del proprio stato di eccitamento sessuale e in particolare dell’aumento del desiderio sono: essere consapevoli di fare specifici pensieri erotici, la manifestazione di erezione/turgore al seno e alle zone genitali, voglia di affettuosità e tenerezze, nervosismo, voglia di masturbarsi, ecc.. Mentre fra le situazioni che inibiscono o spengono più frequentemente il desiderio ricordo: la percezione di odori e umori corporei, le mestruazioni, la passività della/del partner, iperattività della/del partner, ricevere richieste esplicite dalla/dal partner, partner maldestra/o oppure inesperta/o, mancanza di abbandono proprio o della/del partner, caratteristiche del luogo e dell’ambiente (per esempio: poca o troppa luce, in auto, luogo privo di privacy o eccessivamente isolato ecc.).

 

Ruolo delle fantasie erotiche nell’innescare ed aumentare il desiderio

 

Fra le tante dimensioni cognitive che hanno un ruolo determinante nell’innescare, mantenere nel tempo e incrementare il desiderio sessuale nelle persone, le fantasie erotiche occupano un posizione basilare. Sia gli uomini che le donne, anche se i contenuti sono diversi, provano fantasie sessuali. La loro funzione fondamentale è quella di far vivere virtualmente tutto quanto di più libero possa essere nello scambio sessuale fra un uomo e una donna o fra un uomo e un uomo o una donna e una donna, sono utili per innescare, mantenere e aumentare il piacere sessuale derivabile dall’intensità dell’eccitazione percepita durante le effusioni amorose. Le fantasie erotiche che si verificano fuori dall’attività sessuale sono determinate prevalentemente da stimoli esterni e ci servono per mantenere nel tempo un certo livello di desiderio, ci ricordano che esiste anche il sesso fra i piaceri della vita. Negli uomini i contenuti delle fantasie sono immagini visive delle caratteristiche fisiche della partner, soprattutto dei genitali e la meta prevalente è la gratificazione sessuale e fisica che viene raggiunta velocemente immaginando l’orgasmo spesso slegato dal coinvolgimento affettivo. Le fantasie maschili rappresentano azioni e spesso hanno contenuti poligamici (sono come fotogrammi o videoclip di rapporti sessuali con donne diverse con le quali non si hanno relazioni importanti, come potrebbe essere una ragazza mai vista prima incrociata sul proprio cammino). Naturalmente anche le donne sviluppano fantasie sessuali e la maggior parte di loro lo fanno su persone con le quali hanno avuto, hanno o vorrebbero avere un certo coinvolgimento emotivo, sono concentrate sui particolari tattili ovvero sulle sensazioni che potrebbero dare e far provare piacere, quindi le donne rispetto agli uomini nelle loro fantasie sono più esibizionistiche che voyeristiche e danno grande importanza ai preliminari, al petting ricevuto. La scena erotica nella mente delle donne viene percepita come alla “moviola”, cioè c’è più calma rispetto al maschio nelle fantasie femminili. Probabilmente il dato che le donne percepiscano in maniera più dilatata il tempo delle loro fantasie erotiche potrebbe essere derivato dal fatto di vivere, nelle esperienze reali, con più calma i rapporti sessuali. Infatti le donne rispetto agli uomini, per eccitarsi e raggiungere l’orgasmo hanno bisogno di tempi – solitamente - più lunghi per la loro diversa fisiologia della risposta sessuale. Una buona comunicazione è importante per aumentare l’intesa fra partner e quindi diminuire la probabilità che ci siano conflitti distruttivi, incomprensioni, attriti che nel tempo potrebbero divenire tali da distanziare emotivamente i partner sia che si tratti di un rapporto fra un marito e una moglie o fra due amanti. Purtroppo non basta parlare per comunicare efficacemente e spesso comunicare a ruota libera i propri desideri e fantasie sessuali può essere motivo di problemi rilevanti. Quindi da “medicina” la comunicazione può, se disfunzionale, diventare la causa di difficoltà anche decisive per l’equilibrio e il futuro di una coppia o semplicemente di un’avventura sentimentale. La comunicazione è come uno strumento, gli effetti dipendono da come la usiamo e quale scopo. Il desiderio può divenire comunicazione emotiva ed affettiva attraverso il piacere sessuale solo se condiviso anche dal partner (l’amore si fa in due).

 

Aspetti psicosociali e culturali del desiderio e differenze di genere

 

Le femministe del collettivo Samois nel 1981 pubblicarono “coming to power” in cui spiegavano il loro punto di vista sulla sessualità femminile. Esse affermavano l’ipotesi per cui le donne siano condizionate a vivere il loro desiderio sessuale legandolo costantemente all’amore come spiegazione del fatto che la loro sessualità sia meno frequente e più selettiva di quella maschile. La percezione della sessualità maschile è percepita come assertiva (ruolo attivo) mentre quella femminile come remissiva (ruolo passivo) al “farsi fare” piuttosto che “al farsi”, la costruzione di questi stereotipi condiziona la formazione di fantasie erotiche sia negli uomini che nelle donne che orientano i loro comportamenti di corteggiamento e di seduzione. Anche R.F.Baumeister [19](1996) sostiene che nella nostra società le donne sono sessualmente meno attive dei maschi e pertanto mettono in atto meno comportamenti sessuali manifesti. Per Sandra Leiblum[20] (2002) gli ormoni non causerebbero un comportamento specifico piuttosto aumenterebbero la probabilità che esso stesso si verifichi. Le abitudini, i condizionamenti ambientali possono avere sul comportamento un effetto molto più profondo degli ormoni. Le donne quando si sentono culturalmente autorizzate o sicure di non essere scoperte o punite, cercano attivamente situazioni o prodotti che soddisfino i loro desideri. Le maggiori difficoltà delle donne, rispetto agli uomini, nell’esprimere il proprio desiderio sessuale potrebbe essere creata dalle complicazioni a costruire copioni sessuali liberi da condizionamenti culturali e specialmente a creare una sessualità che le rappresenti autenticamente. È possibile quindi che le donne producano copioni sessuali che non ritengono liberamente di realizzare o esprimere perché percepiti in contrapposizione ai pensieri sociali della cultura dominante. La sessualità femminile è più soggetta ad essere influenzata da fattori socio-culturali (nurture). La sessualità maschile è maggiormente condizionata dalle componenti istintive e biologiche piuttosto che dalle determinanti socio-culturali (nature).

 

Una persona può sentirsi inibire il proprio desiderio sessuale per l’effetto, diretto o indiretto, delle proprie credenze ed aspettative disfunzionali o irrealistiche in merito alla sessualità. Per Davide Dèttore[21] (2001) il desiderio sessuale dipende dal grado in cui un soggetto ha elaborato le proprie aspettative positive nel confronti del comportamento sessuale. Queste possono essere il prodotto di apprendimenti culturali (la società afferma che il sesso va cercato perché piacevole o al contrario che è peccaminoso e va evitato), di esperienze personali positive e negative e, in misura minore, di eventuali stati ormonali o di deprivazione che agirebbero mediante effetti aspecifici non direttamente legati alla sfera sessuale. Spesso i problemi sessuali avvengono quando i partner pur condividendo piacevolmente altre aree del loro funzionamento non si trovano d’accordo con questi sistemi di credenza, stereotipi e rappresentazioni sociali. Il contesto e le situazioni modulano l’inibizione, il mantenimento o l’aumento del desiderio e quindi la manifestazione del comportamento sessuale individuale e di coppia.

 

Aspetti del Desiderio legati all’Orientamento Sessuale e all’Identità di Genere

 

Prima di accennare al desiderio “omo” e “bisessuale”, è necessario fare alcune precisazioni di significato sui termini impiegati per descrivere e spiegare le manifestazioni comportamentali legate all’essere orientati sessualmente e al concetto di identità di genere. L’identità di genere può essere definita come un continuo e persistente “senso di sé” come maschio o come femmina o ambivalente. Il sesso biologico si riferisce invece agli aspetti anatomici e funzionali degli organi genitali maschili o femminili. Mentre il ruolo di genere è tutto ciò che una persona dice o fa per indicare agli altri, o a stesso, il grado della sua femminilità, mascolinità o ambivalenza. Infine, l’orientamento sessuale è la modalità di risposta preferenziale ai diversi stimoli sessuali (al sesso del partner) come eterosessuale, bisessuale ed omosessuale. Una persona può avere “diverse identità” a seconda dell’ambiente sociale frequentato e a seconda che si parli di sesso, di amore o di socializzazione. L’identità e l’attrazione così come l’orientamento sessuale possono cambiare nel tempo. L’identità bisessuale è spesso utilizzata per semplificare le spiegazioni dei propri comportamenti e sentimenti, non è associata necessariamente e in tutti i casi ad un sentimento di appartenenza ad un gruppo sociale diverso. Gli uomini creano la loro identità soprattutto dalle loro attrazioni, comportamenti ed esperienze sessuali; mentre le donne dai loro legami amorosi. La bisessualità può essere un'identità in sé, non è solo una fase nello scoprirsi ed accettarsi omosessuali. Il coming out (venire allo scoperto, comunicare il proprio orientamento sessuale agli altri) sembra essere vissuto in un modo diverso nelle persone bisessuali da quello abitualmente descritto dagli omossessuali. Nelle persone bisessuali il coming out spesso accade più tardi nella vita rispetto a quello degli omosessuali, non è lineare e non ha lo stesso significato di liberazione. Le impressioni di essere diversi e i ricordi precoci di attrazioni omosessuali (che sono comuni tra gli omosessuali), spesso non sono vissuti dai bisessuali. Alfred Kinsey[22] propose nel 1948 una scala per descrivere la gamma dei differenti orientamenti sessuali, rappresentabile su un continuum costituito da un gradiente quantitativo e qualitativo di tutte le sfumature fra una tipologia e l’altra: omosessuale esclusivo/prevalente/bisessuale/occasionale/solo eterosessuale. Tutti abbiamo una soglia più o meno alta di omosessualità, per le persone eterosessuali, o di eterosessualità per quelle omosessuali. Le persone omosessuali si comportamento diversamente fra loro e con gli altri, i loro atteggiamenti per esempio non sono tutti effeminati così come non tutti gli eterosessuali presentano tratti mascolini. Desiderare di avere un partner sentimentale, affettivo o sessuale dello stesso sesso non significa essere malati. Dal 1973 l’omosessualità è stata derubricata dal Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali[23] e in seguito anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 1993). L’omosessualità e la bisessualità possono però essere vissute con un certo grado di disagio emotivo, relazionale e sociale. Il viverle più o meno bene o più o meno male dipende fondamentalmente dal fatto di percepirle in maniera egodistonica, cioè in dissonanza emotiva e cognitiva con la coscienza di sé (il proprio “Io”) o egosintonica, cioè in sintonia con la percezione di sé stessi. Il grado di dissonanza/sintonia è condizionato dalla cosiddetta“omofobia interiorizzata”. L’omofobia è stata definita da G. Weinberg[24] nel 1972 come la paura irrazionale e l’intolleranza per le persone omosessuali. È l’espressione più visibile del pregiudizio rivolto agli omosessuali e ai bisessuali. Con le ricerche di Antonella Montano[25] (2000) si chiarisce il nesso fra omofobia interiorizzata e disagio emotivo e comportamentale. I risultati evidenziano come l’omofobia interiorizzata sia condizionante le credenze e i comportamenti delle persone eterosessuali poiché tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, fanno parte di una comunità sociale e di un contesto sociale in cui dominano i pregiudizi e gli stereotipi. L’omofobia sociale interiorizzata ha i quattro fondamenti. 1. il pregiudizio: che impedisce la formazione di un’identità omosessuale positiva; 2. la disinformazione: che non consente agli individui di conoscere il mondo che li circonda; 3. l’isolamento: spesso anche il supporto della famiglia viene a mancare; 4. la condanna sociale: colpevolizzazione. Le conseguenze dell’omofobia interiorizzata sono un’immagine di sé negativa, distorta, bassa autostima e un comportamento passivo e remissivo.

 

[1]  Rifelli G. Sessuologia Clinica, Edizioni Masson, Milano, 1997.

[2]  Freud S. Opere. Vol. 4: Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti (1900-1905). Edizioni Bollati Boringhieri, Torino, 1989.

[3] Beach F.A. e  C.S. Ford, traduzione di E. Fabbri e A. Starck in Il sesso. Nel comportamento dell'uomo e degli animali. Edizioni, Swarz, 1962.

[4] Master W.H. e Johnson V.E., (1970), Human sexual inadequacy, Little-Brown, Boston (tr. It. Patologia e terapia del rapporto sessuale. Le insufficienze sessuali nell’uomo e nella donna, Feltrinelli, Milano, 1974.

[5] Bancroft J. in Human Sexuality and Its Problems, pp 282–298. Edinburgh: Churchill Livingstone. 1989.

[6] Déttore D., in La Depressione Di Eros: Eziologia e Trattamento del basso Desiderio Sessuale, Edizioni Franco Angeli, Milano, 1990.

[7] Graziottin A. in Principi e pratica di terapia sessuale, CIC Edizioni Internazionali, Roma, 2004.

[8] Ricordo che essendo uno psicoterapeuta sessuologo la parte biologica mancherà di essere approfondita avendo sviluppato maggiormente, per mia competenza, la dimensione psicosociale del desiderio sessuale.

[9] Masters EH, et al. Human Sexual Response. Boston, Mass: Little Brown & Co.; 1966.

[10]Il petting prestato si realizza quando una persona stimola sessualmente con una modalità e comportamenti variegati il partner preliminarmente e di complemento al coito. Quindi anche se nel repertorio dei comportamenti può esserci la masturbazione di fatto è un insieme di atti ed ha un significato relazionale e di comunicazione verso se stessi ed il partner.

[11]Credo opportuno sostituire al termine “ambiguo”, presente nel titolo (non scelto dal sottoscritto) con quello di bisessuale o omosessuale. “Ambiguo” è un attributo derivato da stereotipi sociali che non sembrano considerare ne tantomeno rappresentare le sfumature dei significati specifici legati a determinati orientamenti e punti di vista della singola persona sessuata.   

[12]Kaplan HS. Disorders of Sexual Desire and Other New Concepts and Techniques in Sex Therapy. New York, NY: Brunner/Mazel Publications; 1979.

[13]Più tecnicamente le propriocezioni, ovvero gli stimoli che dalla periferia del corpo afferiscono dal pene alle aree corticali del cervello sembrano diminuire in intensità.

[14]Alcuni uomini pur eiaculando possono non provare piacere, come è il caso dei pazienti che manifestano eiaculazione anorgasmica o anedonica. 

[15]Il periodo refrattario varia soprattutto con il variare dell’età della persona, pur essendoci delle differenze individuali da rispettare, a titolo esemplificativo in un ragazzo di 18 può durare qualche secondo o minuto, mentre in un signore over 60 il periodo post orgasmico caratterizzato dall’impossibilità di avere una nuova erezione e un altra eiaculazione può durare alcuni giorni o settimane.

[16]Hite S. Il rapporto Hite, 1976, ed. it. 1977.

[17]DSM-IV: Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4th Edition American Psychiatric Association, 1994

[18]Bancroft J. in Sexual arousal. Encyclopedia of Cognitive Science. pp 1165–1168. Ed. L Nadel. London: Wiley, 2002.

[19]Baumeister, R.F., Smart, L., & Boden, J.M. Relation of threatened egotism to violence and aggression: The dark side of high self-esteem. Psychological Review, 103, 5-33. 1996.

[20]Leiblum S, Nathan S. Persistent sexual arousal syndrome in women: a not uncommon but little recognized complaint. Sex Relationship Ther 17(2): 191-198. 2002.

[21]Dèttore D., Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale, McGraw-Hill, Milano, 2001.

[22]Il Rapporto Kinsey è costituito da due libri sul comportamento sessuale dell'essere umano: Sexual Behaviour in the Human Male (Il comportamento sessuale dell'uomo; 1948) e Sexual Behaviour in the Human Female (Il comportamento sessuale della donna; 1953), scritti con Wardell Pomeroy e altri. Kinsey era un biologo presso l'Università dell'Indiana e il fondatore del Kinsey Institute for Research in Sex, Gender and Reproduction.

[23]tr. it . DSM IV° Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, Masson, Milano, 1996.

[24]Weinberg G. in Society and the healthy homosexual, St. Martin’s, New York.1972.

[25]Montano A.  in Psicoterapia con clienti omosessuali, McGraw-Hill, Milano. 2000.