Sessuologo clinico dopo esiti della PMA


L'esito positivo di un Ciclo di procreazione medicalmente assistita (PMA) porta con sé l'inizio di una gravidanza, tanto sperata e desiderata da entrambi i partner.  La gravidanza aiutata da una fecondazione assistita porta con sé nella coppia il dubbio della normalità del bambino. Questo perché ci tanta disinformazione sull'argomento e gli stereotipi sociali posso contribuire a crearsi aspettative poco rassicuranti sulla possibilità di portare avanti una gravidanza. La maggior parte delle pazienti chiederà controlli specifici come, per esempio, amniocentesi, prelievi dei villi, profili ecografici fetali. L'importanza delle prove superate, delle delusioni e sofferenze subite, la complessità delle tecniche, fanno sì che per 9 mesi tutto si possa caricare di tensioni e di significati particolari. Come se alle normali paure ed ansie associate alla gravidanza, si possano sommare fantasmi e scenari peggiorativi questa condizione.  Ne può derivare che, se nei casi di fertilità, una donna gravida si reca dal Medico circa otto volte durante tutto il periodo della gravidanza, una donna che aspetta di partorire dopo un o o più Cicli di PMA, tenderà invece a richiedere controlli e visite mediche più frequentemente. Essa probabilmente prenderà più farmaci, accuserà più dolori e nausea, starà più a letto, piangerà più spesso di quanto non accada alla donna non sottoposta a Trattamento di PMA. Queste reazioni sono state studiate e quindi sono ben conosciute dagli esperti medici e psicologi di infertilità e PMA. Significa che ci sono diversi rimedi, nel rispetto delle differenze individuali di ciascuna donna e/o uomo, coppia, per attenuare e risolvere queste conseguenze potenzialmente negative sulla qualità della vita. Anche i timori relativi alla possibilità di fare l'esperienza di aborto spontaneo sono frequenti. Lo stesso dicasi per la preoccupazione legata alle implicazioni fisiologiche come le complicanze perinatali o a quelle psicologiche, come la difficoltà di gestione dei figli, nel caso in cui il Medico prospettasse una gravidanza plurima bigemellare o trigemmellare (quest'ultima alquanto rara).

 

Aspetti relativi al comportamento sessuale:

 

Durante il I° trimestre di gravidanza, alcuni disagi possono presentarsi a causa della diminuzione del desiderio e della soddisfazione sessuale legati in parte, ai sintomi fisici disturbanti che accompagnano tutte le gestanti (nausea, astenia e sonnolenza) e in parte al timore di danneggiare il progredire della gravidanza stessa.

 

Nel II° trimestre, se non ci sono problematiche di ordine medico e psicologico-relazionale, la coppia può vivere una buona intesa sessuale, perché si avvicina sempre più la speranza di poter finalmente appagare il desiderio procreativo: la disponibilità a darsi all'altro può essere ad un alto livello. Inoltre, sul piano fisiologico, dal II° trimestre si manifesta la massima vasocongestione della vulva (piccole e grandi labbra, clitoride) durante l'eccitamento, con l'aumentata possibilità di soddisfazione per la donna gravida.

 

Nel III° trimestre si può manifestare nuovamente una riduzione dell'attività sessuale anche per le difficoltà fisiche: volume dell'addome, dolori lombari, senso di fatica. Ma potrebbero intervenire, nella riduzione della vita sessuale, tanto nell'uomo che nella donna, anche fattori psico-emotivi quale per esempio: il timore di "far male" al feto durante i rapporti. Verso la fine della gravidanza un'ulteriore motivo per la riduzione dell'attività sessuale può consistere nella paura legata all'esperienza del parto: alle fantasie legate al dolore e al timore per la normalità del figlio, con i sogni a volte strani e drammatici che potrebbero anticipare l'evento del parto.

 

Aspetti psicologici nel Puerperio

Aspetti relativi al vissuto femminile post-partum: Nella prima settimana dopo la nascita di un figlio, alcune madri possono percepire una passeggera disforia che si può manifestare in pianto, senso di depressione, confusione, ansia ed insonnia, spesso mescolati a sentimenti di grande gioia. In genere questo stato si può manifestare per qualche giorno dopo il parto ma sembra raggiungere il suo apice all'incirca il quinto giorno. Per accogliere senza remore il bambino nato da un Trattamento di PMA eterologo, occorre che la coppia riconosca e accetti che il figlio proviene dal seme di un altro uomo e/o da un'ovocita di un'altra donna: da una storia che non conosciamo. Solo così il nuovo venuto sarà accettato per quello che è: un bambino che diviene figlio. Il figlio potrà essere amato più e meglio di quello altrimenti nato, purchè non lo si sovrapponga a una figura che non gli corrisponde. In caso contrario l'illusione rischia di trasformarsi in delusione, visto che nessuno può sostituire pienamente un'altra persona, soprattutto un'immagine idealizzata che non è mai stata confrontata con la realtà. Aspetti relativi al comportamento sessuale: Nel dopo parto numerose donne sono disponibili assai lentamente alla ripresa delle attività sessuali, segnalando al proprio partner una condizione di affaticamento, di dolori e diminuita sensibilità. In assenza di complicazioni mediche post-partum, la maggior parte delle puerpere può giungere alla ripresa dei rapporti sessuali entro 6-8 settimane dal parto.

 

Risvolti psicologici a carico del nascituro

La personalità di un bambino non è autofondata, si costruisce progressivamente attraverso le relazioni con gli altri, primi fra tutti la madre e il padre. Perché questo processo di crescita psicologica individuale possa avvenire, sono necessarie figure di riferimento alle quali identificarsi, ma da cui prendere anche le distanze. E' probabile che nel tempo, il bambino che diviene ragazzo, possa interrogarsi sulle proprie origini: questo costituisce un momento del ciclo di vita in cui può essere utile (da parte dei genitori) ricorrere ad una Consulenza Psicologica Specialistica con uno psicologo esperto in PMA, al fine di evitare comunicazioni che possano, in qualche modo, nuocere allo sviluppo emotivo e affettivo del giovane uomo.

 

ASPETTI EMOTIVI DOPO COMUNICAZIONE ESITO NEGATIVO PMA

 

La donna, è spesso considerata la principale protagonista della trattamento (perché s i sottopone a un numero maggiori di esami di laboratorio, monitoraggio ormonale, assunzione di farmaci, prelievo ovociti, trasferimento embrioni, ecc.) potrebbe avere un'esperienza di perdita psicologica sotto certi aspetti simile a quella dell'aborto o del lutto per una persona cara, con la differenza che questa volta si tratta di restare a braccia vuote dopo un percorso a ostacoli che ha promesso come premio, di tanti sforzi, la realizzazione di un progetto annunciato e a lungo, pervicacemente perseguito. Di fronte al fallimento del tentativo l'incapacità del proprio corpo potrebbe farsi palese, imbarazzante, soprattutto in confronto ad altre pazienti con le quali si è condiviso l'iter procreativo, al medico curante che si è prodigato, ai parenti ed agli amici fiduciosi che tutto si sarebbe risolto per il meglio. Un periodo di umore depresso potrebbe conseguire a certi casi di fallimento a cui si possono associare sintomi somatici. Sembra che i sentimenti depressivi possano essere più probabili e di maggior intensità-durata per quelle donne e uomini che hanno già sperimentato diversi Cicli di concepimento assistito con esito negativo.

Il desiderio allora può investire solo ciò che non si è riuscito ad ottenere, la mancanza che lo alimenta può rinfocolarlo sino a renderlo molto coinvolgente.

Il grembo della donna che desidera un figlio pur non potendo, può essere vuoto, ma mai la sua mente.

La fallita realizzazione del "sogno" getta sul figlio desiderato da tempo l'ombra della malinconia, di contro il tentativo di reazione della donna potrebbe assumere aspetti misti caratterizzati da sentimenti depressivi e iperattività. Un'alternanza ciclica che, nei casi meno felici e ansiosi, potrebbe riproporsi ogni mese, quando l'ovulazione rinnova quella speranza di fertilità e che ogni mestruazione trasforma poi in delusione. Quando predomina l'aspetto malinconico la donna potrebbe, nelle situazioni depressive più difficili, avere bisogno quanto meno di un sostegno psicologico da parte di un professionista. Altre volte, può essere utile rivolgersi al medico specialista per iniziare una terapia farmacologica ad integrazione dell'eventuale Psicoterapia. Infine, nelle situazioni caratterizzate da un disagio emotivo la cui intensità sembra non invalidare lo svolgimento delle attività della vita quotidiana, sociale e lavorativa, può essere sufficiente l'opera di sostegno esercitata dalla sensibilità del partner, dei parenti e degli amici. Il sostegno informale e sociale può comunque aiutare anche in integrazione di un percorso di sostegno emotivo da parte di uno sessuologo clinico che sia anche psicologo e psicoterapeuta esperto in Procreazione Medicalmente Assistita (PMA).